iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce FEDELTÀ
Descrizione DONNA, vestita di bianco, come la Fede, con due dita della destra mano tenga un Anello, overo Sigillo, e a canto vi sia un Cane bianco. Si fà il Sigillo in mano per segno di fedeltà, perché con esso si serrano, e nascondono i secreti. Il Cane perché è fedelissimo avrà luogo appresso questa imagine per l'auttorità di Plinio nel VIII. lib. dell'Historia Naturale, dove racconta in particolare del Cane di Tito Labieno, veduto in Roma nel consolato d'Appio Iunio, e Publio Silio, il quale, essendo il sopradetto Tito in prigione, non si partì mai da giacere per quanto poteva vicino a lui, e essendo egli finalmente come Reo gittato dalle scale Gemonie, supplicio, che si usava in Roma con quelli, che erano condennati dalla giustizia, stava il Cane intorno al corpo del già morto padrone, mostrando moltissimi effetti di dolore, e portando tutto il cibo, che gli si dava alla bocca d'esso; essendo alla fine il cadavero gittato nel Tevere, il Cane ancora di propria voglia vi si gittò, reggendo sopra l'acque per buono spatio quel corpo con infinita meraviglia de' riguardanti. Si legge ancora in Erasto d'un Cavalier Romano, che haveva un figliuolo unico nelle fasce, presso al quale di continovo stava un Cane domestico di casa, e avvenne che, facendosi un giorno nella Città alcuni giuochi militari dove il Cavaliere interveniva, volle la curiosa sua Moglie intervenire alla festa, e havendo serrato il fanciullo solo co'l Cane in una medesima stanza, conducendo seco tutte le sue serve, se n'andò sopra un palco della Casa, donde si poteva haver della festa trattenimento; uscì in quel tempo per una fessura della Muraglia un horribil Serpente, e andatosene alla culla per uccidere il bambino fù dal Cane assalito, e ucciso, restando esso solo insanguinato per alcuni morsi del Serpe; a caso in quel combattimento del Cane, e del Serpe la Culla si voltò sottosopra; la Balia allo spettacolo del sangue, e della culla riversata, ritornata, che fu, conietturando la morte del fanciullo, portò con lagrime al Padre la falsa nuova. Egli infuriato per tali parole corse alla stanza, e con un colpo della spada l'innocentissimo Cane per merito di fedeltà divise in due parti, poi piangendo andò verso la Culla et, credendo vedere le tenere membra sbranate, trovò il fanciullo vivo, e sano con sua grandissima allegrezza, e meraviglia, poi, accorgendosi del Serpe morto, venne in cognizione della verità, dolendosi infinitamente d'haver dato all'innocente animale la morte, in ricompensa della rarissima fedeltà. Molti altri essempi raccontano diversi altri auttori in questo proposito, a noi bastano questi.