iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce FAVORE
Descrizione GLI Antichi fingevano un giovane ignudo, allegro, con le Ali alle spalle, con una benda a gli occhi, e co' piedi tremanti stava sopra una Ruota. Io non so vedere per qual altro fine così lo dipingessero, se non per dimostrare i tre fonti, onde scaturiscono, e derivano tutti i favori: il primo è la virtù, significata per l'ali da gli antichi spesse volte, per mantenere la metafora del volo dell'ingegno, tristissima presso a' Poeti; il secondo è la fortuna, dalla quale si hanno le ricchezze, e si genera la nobiltà, le quali due cose principalmente danno, e mantengono il favore vivo, e gagliardo, e la Fortuna è dimostrata con la Ruota, per la ragione da dirsi a suo luogo. L'altra cagione del favore è il capriccio, e l'inclinatione di chi favorisce, senza alcun fine stabile, o senza sprone di alcuna cosa ragionevole, e questo vien significato per la cecità de gli occhi corporali, da' quali s'impara esser corto il conoscimento dell'intelletto. Et queste sono tre cagioni. Si possono ancora con queste medesime cose significare tre effetti di esso, cioè l'ali l'ardire, che si ha dal favore per impiegarsi a grandi imprese, la superbia, che toglie la virtù, e la conoscenza delle persone men grandi, il che si nota nella cecità, e il dominio della Fortuna, che si conseguisce per mezzo de' favori, e ciò per la Ruota si manifesta. Però questo si dice secondo il volgo, non dovendo noi attribuir dominio alcuno alla Fortuna, dipendendo tutto dalla Divina Providenza. Et in questo s'ha da seguitar la verità, insegnataci da S. Tomaso contra gentiles lib. 3. cap. 92.

UN Giovane armato, con uno scudo grande posato in terra, ove sarà dipinto il Mare, con un Delfino, che nuotando porti sopra al dorso un giovane, che suoni la Lira, e con la mano dritta terrà uno Scettro abbassato verso la terra. Si dipinge il Favore armato per l'audacia di scoprirsi vigoroso nelle imprese di molta difficoltà, alle quali spesso si arrischia, e ne esce facilmente con onore. Lo Scudo è segno, che i favori sono difesa della fama, e della robba, come esso è fatto per difesa della vita corporale. Il Delfino nel modo detto, accenna la favola di Arione, nobile sonatore, il quale per invidia d'alcuni Marinari, essendo gettato dalla barca nell'acque, fù da questo pesce amorevolmente portato alla riva. Il quale officio si può prendere in questo proposito, perché il favore deve esser senza obligo, e senza danno di chi lo fà, ma con utile, e onore di chi lo riceve. Le quali qualità si vedono espresse nell'attione del Delfino, che senza suo scommodo porta il sonatore per l'acque, e gli salva la vita. Si dice ancora esser portato uno, che è sollevato dà favori, e per mezzo d'essi facilmente viene a termine de' suoi desiderij. In cambio del Delfino si potrebbe ancora fare una Nave in alto mare, con un vento, che le spiri in poppa, per dimostrare, che il Favore è l'aiuto, che si ha per lo compimento de' desiderij. Lo Scettro piegato verso la terra è il segno, che davano i Rè di Persia per favorire i vassalli, toccandogli la testa; però si legge nell'Historie Sacre, che Assuero, Artaserse detto da gli scrittori profani, per favorire Ester sua moglie, le toccò con lo scettro la testa. Gli antichi ancora dipingevano il Favore co'l dito più goffo della mano piegato, di, che si può vedere la ragione presso al Pierio, e altri Scrittori.