iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce BEATITUDINE
Descrizione Beatitudine insegnataci da Cristo Sig. Nostro

PRIMA BEATITUDINE è la Povertà di Spirito. Beati pauperes spiritu; San Matteo al 5.
SI farà una Fanciulla d'abito corto, stracciato con la faccia alquanto curva, e, che riguarda il Cielo con questo motto: Regnum coelorum paupertate venale, parole di S. Agostino. Si fà fanciulla come di sesso più dedito alla religione, e più aliena dall'alterezza dell'animo, che non è quello de gli uomini, e anco più inclinato a dar fede alla dottrina della virtù insegnatici da N. S. Et poco creduta da quelli che, fidandosi nella sapienza mondana, non vogliano ammettere per virtù quelle, che non derivano in qualche modo, almeno dalle quattro morali (intese, e conosciute ancora da' Filosofi). È proprietà feminile piegarsi ancora alle cose, che vengono dette da altri, e che portano seco l'humiltà, e compassione, senza molto apparato di Sillogismi. Si fà in abito corto, per mostrare la poca pretensione nelle cose del mondo, perché la veste lunga sempre ha mostrato dignità, e sopreminenza a gl'altri, e perciò i Romani non volevano, che i loro Cittadini vestissero di lungo, finché quest'abito per l'età non potesse far testimonio della virilità dell'animo, e de' pensieri atti a reggere la Republica. Et però con l'abito corto si viene a mostrare, che i poveri di spirito tengono poco conto de gli honori, e delle grandezze mondane, le quali bene spesso attraversandosi al pensiero, come le vesti lunghe sogliono intricarsi frà le gambe, sono cagione, che difficilmente si può caminare dietro a Cristo, essendoci necessario essere speditissimi dalle cose del mondo per seguire la via del Cielo. Si dice anco volgarmente, che sunt onores onera, come non altro, che peso, si sente dalle veste, che arrivano sino a terra, a chi le porta. Il vestimento stracciato, e la faccia curvata mostrano l'humiltà, che è propriamente il definito per la povertà di spirito, e è grado più basso di quello, che dimandano humanità, e cortesia i Morali. Rimira il Cielo per mostrare, che il premio di questa virtù non s'aspetta frà gl'uomini, ma solo da Dio Creator Nostro, che ha le vie sue (come dice il Profeta) differenti dalle vie de gli uomini, e il gesto co'l motto sottoscritto di S. Agostino significa questo stesso.

SECONDA BEATITUDINE
è la Mansuetudine. Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram. Importa l'essere mansueto, e humano, e ad altri nel bene, e ne gli honesti servitij consentire. Si farà fanciulla, che per lo petto sia passata da un pugnale all'altro lato e con le mani giunte insieme col motto cavato del Salmo:
Mansueti hereditabunt terram. Per la medesima ragione detta di sopra, questa figura si farà fanciulla ancor essa, e il Pugnale, che le passa il petto, mostra, che gran virtù è saper sopportare i danni della vita per la religione, e per l'amor di Dio: il che si nota nelle mani giunte insieme, che è atto di religione, e di fede, altrimenti non solo non sarebbe virtù, ma si potrebbe più tosto nominar vizio manifesto, per essere ciascuno obligato alla natura, ministra di Dio, a difendere la vita propria. Et il motto dichiara, che il premio di questa virtù sarà d'hereditare la terra; non questa, che vivendo habbiamo con travagli, e fastidij; ma quella di promissione, dove sarà perpetua quiete.

TERZA BEATITUDINE
è il Pianto. Beati qui lugent, quoniam ipsi consolabuntur. Importa piangere i peccati proprij, e quelli del prossimo, con le nostre, e loro miserie. Fanciulla, che largamente pianga, volta verso un Romito, overo uomo venerabile, e religioso, il quale stà in atto di consolarla. Il motto dice così: Praesens luctus, lætitiam generat sempiternam, e è tolto da S. Agostino. Il pianto suole essere, o per i danni passati, o presenti, o da vivere, i quali danni possono essere, o di robba, o di onore, o della vita propria, o d'attinenti, e la penitenza, o vero pentimento è un segno esteriore d'interna passione per un male, che sia soprastante, o lontano, o vicino, o d'anima, o di corpo, o con merito di tale, o senza. Se è con merito fatta con altre debite circostanze, sarà un'atto, o vero parte di quella penitenza, che è sacramento; se senza tal merito, overo senza colpa d'errore, sarà effetto di pietà, benignità, religione, e mansuetudine, intendendo, che sia fatta per fine conveniente, e santo; e essendo lo stato d'una fanciulla ancor tenerella quasi il meno colpevole, che possa essere, non è dubbio, che facilmente sarà conosciuta per segno di quel che sarebbe necessario a dirne a chi con parole volesse esprimere il concetto di questa Beatitudine, nella quale co'l motto si manifesta, che il premio di questa sorte di pianto sarà una perpetua allegrezza dell'altra vita. L'Uomo religioso mostra, che questo pianto, e questo dolore vuol essere mosso da cagione pia, e religiosa, acciò, che si possa dir atto di vera virtù, non come il pianto di Democrito, il quale nacque dall'ambizione, e dal desiderio di parer il più sapiente, e il più meritevole di tutti gli altri.

QUARTA BEATITUDINE
è la Fame, e la Sete della Giustizia.
Beati qui esuriunt, e sitiunt Iustitiam; cioè, che sono molto desiderosi del vivere virtuoso, e del ben oprare, di ministrare Giustizia a ciascuno, facendo opera, che gli empij siano puniti, e essaltati i buoni. Si farà Donzella, che tenga un paio di Bilancie inegualmente pesando, vi sia un Diavolo in atto di volerle prendere, e essa con una Spada, che tiene nell'altra mano lo scaccia; il motto sarà: Esurientes implevit bonis, parole di Maria Vergine nella sua Canzone. La Giustizia è una costante, e perpetua volontà di rendere a ciascuno quello, che gli si deve, però appartiene a questa Beatitudine tanto la sete della giustizia legale, che è bene evidentissimo, e, che abbraccia tutti gl'altri beni; quanto il desiderio di vedere esseguita quella, che si aspetta da' legitimi Tribunali, e così l'insegna Nostro Signore per virtù degna della beatitudine eterna. Le Bilancie notano per se stesse metaforicamente la giustizia, perché, come esse aggiustano le cose gravi, e materiali; così essa, che è virtù, aggiusta i beni dell'animo, e pon regola alle attioni esteriori dell'uomo. Nella Donzella si notano le qualità di quella giustizia della quale si deve haver fame, e sete; e si fà giovane, per mostrare, che non si deve aspettar la vecchiezza, e presto vuol essere posta in essecutione ove, e come bisogna. Et perché la gioventù, è per l'ordinario circospetta, avveduta, desiderosa d'honori, sprezzatrice di ricchezze, con l'occhio, e altri sensi interi riguardevole per la vaghezza desiderabile, per la disposizione a molte opere di lode, libera ne' desiderij, netta in tutti gli affari, dedita alla polizia, accorta, nemica di riprensione, audace, e confidente, tale, e simile in tutto dovrà ancora essere quella giustizia, della quale si deve havere ansietà. Il Diavolo si figura per lo vizio, che ci stimola continuamente per farci torcere della via della giustizia, ma facilmente si scaccia con la tagliente spada del zelo di Dio, e il premio di questi, secondo, che ci esprime il motto, è l'essere satiati di cibi, che sono molto migliori delle vivande di questa vita.

QUINTA BEATITUDINE
beati i puri di cuore perché vedranno Dio.
è la mondezza di cuore, cioè havere il cuore libero dalle passioni, e dalle disordinate affettioni.
Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt.
UNA donna, che sparga lagrime di pianto, sopra un cuore, che tiene in mano. La mondezza del cuore fù presa da Cristo N. S. per l'innocenza, la quale è mondezza dell'anima, e si dice esser nel cuore, quando esso non è occupato da mali pensieri, overo da affetti contrarij alla virtù: e si mostra, che non possa intendere della mondezza esteriore con le lagrime, le quali sono la vera medicina de gli ulceri dell'anima, come si ha per molti luoghi della Sacra Scrittura. Il premio della mondezza del cuore farà vedere Dio invisibile a gli occhi corporali, li quali quando sono ben purgati vedono solo gli accidenti sensibili, ove quelli della mente non si abbassano, come nel motto si accenna.

SESTA BEATITUDINE
è la Misericordia. Beati Misericordes, cioè quelli, che hanno compassione alle miserie de' prossimi, e potendo li sollevano.
DONNA, che spezzando un pane ne porge una parte per uno a due, o tre puttini, che gli stanno d'intorno, con il motto di S. Girolamo: "Impossibile est hominem misericordem iram non placare Divinam."
La misericordia è virtù, per la quale sentimo dolore delle miserie altrui, e sovvenimo, secondo il possibile, alle loro necessità. Si dice Misericordioso Iddio perché dissimula i peccati de gli uomini per la penitenza. Si dice Misericordioso l'uomo, che facilmente si piega a dolersi delle miserie altrui, e è quasi la medesima cosa con la pietà. Non si essercita, se non verso persone bisognose, afflitte, e disperate per qualche gran disgratia, o per gli errori commessi per propria colpa, delli quali si senta dolore, e pentimento. Tale fù N. S. co'l Ladrone, che era infedele, e li diede il Cielo; con la donna Samaritana, che era immersa nelle lascivie, e la fece casta; con quella, che era adultera, e le rese l'onore; con Maddalena, che era peccatrice, e la fece Santa; con S. Pietro al quale rimise il peccato d'haverlo negato, e ancora gli diede le chiavi del Cielo, giustificandolo: oltre a molti altri essempij, che si leggono nell'historia del Ssnto Evangelio, ove non par, che si dipinga N. S. se non per vero fonte di misericordia, ad imitatione del quale dobbiamo noi compatire a i mali altrui, e sopportare volontieri le proprie tribulationi, quando vengano, o per colpa propria, o per suo volere. Sono quattordici l'opere, e effetti di questa virtù assegnate distintamente da i Teologi, delle quali la principale è di sovvenire alla vita altrui co'l mangiare, e co'l bere, e però si fà la Donna, che tiene in mano il pane, e ne fà parte a i bisognosi fanciulli, per se stessi impotenti a procurarselo per altra via; e secondo, che dice il motto con questo mezo facilissimamente si placa l'ira di Dio.

SETTIMA BEATITUDINE
è l'Esser Pacifico. Beati pacifici, quoniam filij Dei vocabuntur.
DONNA, che sotto a' piedi tenga alcune spade, elmi, scudi, e altre armi rotte, prendendo con una mano un ramo di Ulivo, che da un'alra donna le vien dato, col motto: Confregit arcum scutum, gladium, e bellum. Grado di Beatitudine assai grande è di coloro, che non pure si dilettano di vivere nella pace, e nella quiete (il che pare appetito universale di tutti gl'uomini, e fin onde viene commendata la guerra per se stessa biasimevole), ma per mezzo delle tribulationi sanno ristorarla, quando sia persa, e per sé, e per gl'altri, non solo nel corpo con gl'inimici esteriori, ma nell'anima, che maggiormente importa con le potenze dell'Inferno. Et si fà la pace con l'armi sotto a' piedi, per mostrare, che deve esser acquistata, e mantenuta per virtù propria, per essere tanto più meritevole, e commendabile. L'Uliva si dà in segno di pace, per unita testimonianza de gli antichi e de i moderni; così leggiamo ch'Enea essendo per smontare nelle terre di Evandro in Italia, per assicurare il figliuolo del Rè, che sospettoso gli veniva incontro, si fece fuora con un ramo d'ulivo in mano, e il giovane subito si quietò, oltre ad infinitissimi altri esempij; per li quali tutti basti questo. Il premio di costoro è l'essere del numero de' figliuoli di Dio.

BEATITUDINE 8-OTTAVA
Beati, qui persecutionem patiuntur propter iustitiam, quoniam ipsorum est Regnum Coelorum.
UNA Donna, che guardi il crudo stratio di tre figliuolini, che le stanno innanzi a i piedi in vario modo crudelmente ammazzati, co'l motto preso dall'Apostolo: Sicut socij passionum estis, sic eritis, e consolationis, e in una mano tenga una Croce, per essere Iddio nobilissimo sopra tutte le cose; però più nobil spetie di giustizia, frà l'altre, sarà quella, che s'occupa in rendere a lui i dovuti honori di lodi, e di sacrificij, quando bene fosse con pericolo manifesto, e con certa ruina di se stesso, e della propria vita, e ciò si mostra per la donna, che tien la Croce in mano, con la quale si notano le persecutioni per lo zelo della religione, che è la più nobil parte della giustizia, come si è detto. Si dipingono l'una donna, e gl'altri fanciulli come più alieni da i pensieri dannosi, per li quali possa apparire il merito per proprio errore de gli stratij sopportati.