iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce POVERTÀ
Descrizione In uno ch'habbia bello ingegno. DONNA, mal vestita, che tenga la mano destra legata ad un gran sasso posato in terra, e la sinistra alzata con un paro d'Ali aperte, attaccate frà la mano, e il braccio. L'Ali nella mano sinistra significano il desiderio d'alcuni poveri ingegnosi, i quali aspirano alle difficoltà della virtù, ma oppressi dalle proprie necessità, sono forzati a starsi nell'abiettioni, e nelle viltà della plebe. Et si attribuisce a' Greci la lode dell'inventione di questa Figura.

DONNA, vestita come una zingara, co'l collo torto, in atto di dimandar elemosina, in cima del capo terrà un uccello, chiamato Codazinzola, overo Squassacoda. Racconta il Valeriano che, volendo gli Egizi significar un uomo di estrema povertà, dipingevano questo uccello, perché, come dice ancora Eliano, è animale di tanto poco vigore, che non si può far il nido, e per questo va facendo le ova ne' nidi altrui.
Rappresentasi la Povertà, in forma di Zingara, per non si trovare la più misera, e più meschina generatione di questa, la quale non ha nè robba, nè nobiltà, nè gusto, nè speranza di cosa alcuna, che possa dare una particella di quella felicità, che è fine della vita politica.

DONNA, ignuda, e macilenta, a sedere sopra un'aspra rupe, con le mani, e i piedi legati, tenti di sciorre le legaccie co' denti, essendo nella spalla dritta punta da un Scaravaggio, e habbia i capelli intricati. Qui si dipinge, non quella Povertà, della quale si ragiona presso ad Aristofane nel Pluto, posta nell'haver quanto è bastevole alla necessità del vitto senza soprabondanza, ma la povertà di quelli, che non hanno da vivere. Però si dipinge ignuda, e macilenta, co' capelli intricati, e con le mani, e piedi legati sopra lo scoglio, per essere il Povero privo del maneggio di molti negotij, che lo renderebbono famoso. Però disse S. Gregorio Nazianzeno la Povertà essere un viaggio, che molti viaggi impedisce, e molte attioni, e procura sciogliersi i nodi co' denti perché, come si dice trivialmente, La Povertà fà l'uomo industrioso, e sagace. Onde disse Teocrito a Diofante La Povertà sola esser quella, che suscita l'arti, perché è stimolo significato in quell'animaletto, che noi chiamiamo Scaravaggio.

DONNA, pallida, e furiosa vestita di nero, come dice Aristofane nella Comedia chiamata Pluto. La Pallidezza si pone perché dov'è povertà è carestia delle cose da vivere, e ove queste mancano, fanno perdere il colore, e lo spirito. Si fà Furiosa, overo in atteggiamento di pazzia, perché tutte le parole, e le attioni d'un povero, sono riputate pazzia, nè più si dà fede a lui, che ad uno insensato. Il Color nero, perché è nuntio di morte, e di cose spiacevoli, ci dà ad intendere, che la Povertà è cosa fastidiosa, difficile, luttuosa, e miserabile.

Il Doni. DONNA, distesa sopra rami d'alberi secchi, con alcuni pochi stracci d'intorno. I Rami secchi mostrano l'essere d'uno, che vive al Mondo in povertà, che non è stimato buono, non potendo far frutto da se medesimo, se non per ardere, cioè per adoperarsi in tutti i bisogni a capriccio dell'industria altrui; però a tutti pericoli della Republica, a tutti i travagli del Regno, a tutti gli aggravij della Città, subito si sottopongono i poveri, con grandissimi pericoli della vita. Et però Virgilio disse nel primo della Georgica:
Duris urgens in rebus egestas.