iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce OZIO
Descrizione GIOVANE, grasso, in una Caverna oscura, sedendosi appoggiato col gomito sinistro sopra d'un Porco, che stia disteso in terra, e con la medesima mano si gratti il Capo, sarà tutto sonnacchioso. Giovane, si dipinge, come quello, che non ha esprimentato l'incommodità della vecchiaia. Grasso, per li pochi pensieri, i quali non danno noia per la troppa occupatione del pensiero, e dell'intelletto, alla dilatatione del sangue per le membra. Siede in una oscura Caverna; percioché l'uomo otioso non è pronto all'onorevoli, e gloriose attioni, onde conviene menare la vita ignobile, e tenebrosa. Si appoggia ad un Porco, perché l'Otioso nella conversatione de gli altri uomini è simile al Porco, per la viltà, e dapocaggine sua.È opinione d'Aristotele, che questo Animale nella Fisonomia sia il più incapace d'ammaestramento di tutti gli altri animali, come l'Otioso, che non cura alcuno lodevole essercizio, si rende inhabile ad apprendere qual si voglia disciplina. Et sì come questo istesso animale ad altro non attende, che a sodisfare l'appetito della Gola, e di Venere, così l'uomo dall'otioso dominato si dà tutto a contentare se stesso, sodisfacendo a' proprij appetiti con perdita della propria Fama. Si gratta il Capo, come quello, a guisa di coloro, che mal sanno prendere consiglio, non havendo imparato la Prudenza, spendendo la maggior parte del tempo nella deliberatione delle attioni, le quali se sono buone non le mandano a fine, se ree le pregiudicano all'onore, e alla fama.

GIOVANE, grasso, e corpolento, sarà a giacere per terra, per vestimento portarà una Pelle di Porco, e per terra vi sarà un Vomere istromento di ferro da arare la Terra, ma tutto pieno di ruggine. Per dichiaratione della Gioventù, e della Grassezza, del Giacere in terra, e del Vestito della Pelle del Porco di questa Figura servirà la dichiaratione fatta della Figura di sopra. Solo diremo, che è significativo dell'Otio il Vomere arrugginato, come de' negotij, e dell'attioni questo medesimo chiaro, e netto, essendo il più importante negotio nostro far cose appartenenti al vivere; e come non adoprandosi il Vomere, viene rugginoso, così l'uomo, che tralascia il ben oprare, dandosi in preda all'otio, si cuopre, e empie d'infamie, e di vitij, che lo rendono poi dispiacevole a Dio, e a gli uomini. Et quest'otio non è altro, che una quiete dell'intelletto, il quale non mostrando la strada d'oprar virtuosamente a' sensi, anch'essi se ne stanno sopiti, o, quel, che è peggio, disviati dalla via conveniente. Per questo disse S. Gregorio l'Otio esser una sepoltura dell'uomo vivo, e la Scrittura, che tutti i mali del Mondo gli ha insegnati l'Otio. Nè si prende in questo luogo l'Otio per contemplatione, come lo pigliò scherzando con parole Scipione il grande, dicendo di se stesso, che all'hora havea meno otio, che mai, quando n'havea più abondanza, per dir, che quanto meno era impiegato nell'attioni, tanto era più intento al contemplare, perché di quest'otio godono solo quelli che, con la lettione di molti Libri, e con l'intendere cose alte, e nobili, mantengono senza muovere altro, che la Lingua, o la Penna, la Pietà, la Religione, il Zelo di Dio, il consortio de gli uomini, e in somma quanto è di bene frà le miserie di questa vita mortale.

UOMO, vecchio, vestito di Giallo, dipinto a maschere, e a traverso avrà una banda berettina con un Fagiano per cimiero, nella destra mano una Facella di color bigio, spenta, e nella sinistra un ovato in campo d'oro, nel quale sia dipinto un Ghiro co'l motto, In quiete voluptas.

UOMO, grasso, corpolento, che stia a sedere in terra con uno Scudo sopra, tutto ricoperto di strali, e frezze tirate da diverse bande, quasi, che l'Otio sia Scudo di tutti i vitij. Grasso lo dipingiamo, per la cagione detta di sopra, e così lo fà l'Ariosto dicendo:
In questo albergo il grave sonno giace
L'Otio da un canto corpolento e grasso.
Lo Scudo, ripieno di frezze, mostra, che l'uomo otioso si lascia venire addosso tute le calamità, prima, che pensi a volersi levare dalla poltroneria nel perdere il tempo; e fin, che gli resta da vivere, o sia con lode, o con biasimo, con onore, o con vergogna, con danno, o con utile, poco cura il tutto; e perché il mal suo infistolito non bisogni guarirlo con lo sminuire del sangue, e co'l tagliar delle vene, si contenta venire mancando a poco a poco con sua vergogna, fastidio de gli amici, e vituperio della famiglia.

UN giovane mal vestito, il quale stia co'l capo chino, e scoperto, e con ambe le mani in seno.