iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
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ICONOLOGIA

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Voce ARDIRE
Descrizione ARDIRE MAGNANIMO, e generoso.
UN giovane di statura robusta, e fiera in viso, avrà il destro braccio armato, col quale cavi per forza con gagliarda attitudine la lingua ad un gran Leone, che gli stia sotto le ginocchia. Il restante del corpo sarà disarmato, e in molte parti ignudo. Il che allude al generoso ardire di Lisimaco, figliuolo d'Agatocle, nobile di Macedonia, e un de i successori d'Alessandro Magno, che per haver dato il veleno al suo Maestro Callistene filosofo, dimandatogli da lui per levarsi dalla miseria della prigionia, in cui l'haveva confinato Alessandro, fu dato a devorare ad un Leone, ma con l'ingegno superò la Fiera et, confidatosi nella sua forza, il destro braccio, che egli secretamente s'era armato cacciò in bocca al Leone, e dalla gola gli trasse per forza la lingua, restandone la fiera subitamente morta. Per lo quale fatto fù da indi in poi nel numero de' più cari del Rè Alessandro, e ciò gli fù scala per salire al governo de gli Stati, e alla eternità della gloria. Volendo rappresentare questa figura a cavallo in qualche mascherata, o in altro, se gli farà una lingua in mano, e il Leone morto sopra il cimiero.

ARDIRE ULTIMO, e necessario.
UOMO, armato di tutte le armi, o sia a cavallo, o a piedi, con la spada nella destra mano, intorno al quale vi sarà questo motto: PER TELA, PER HOSTES.
Nella sinistra mano uno scudo, ove stia sculpito, o dipinto un Cavaliero, che corra a tutta briglia contro l'arme lanciate da i nemici con animo, o di scampare combattendo, o di restar morto valorosamente frà i nemici, e intorno all'orlo di detto scudo vi sarà scritto quel verso di Virgilio: Una salus victis, nullam sperare salutem.
Questo, che noi diciamo ultimo, e necessario ardire è una certa specie di fortezza impropria, così detta da Aristotele, perché può essere, e suol essere posto in opera ordinariamente, o per acquisto d'onore, o per timore di male d'avvenire, o per opera dell'ira, o della speranza, o per la poca consideratione dell'imminente pericolo, non per amor di quello vero, e bello, che è fine della virtù. L'armatura, e la spada col motto mostrano, che gran resistenza è necessarissima in ogni pericolo. Et lo scudo co'l Cavaliero, che corre contra i nemici mostra quello, che habbiamo detto, la disperatione esser molte volte cagione di salute, ma non vera, e perfetta fortezza, come si è detto.