iconologia e bibliografia

Iconologia
overo descrittione dell'imagini universali cavate dall'antichità et da altri luoghi da
Cesare Ripa Perugino, opera non meno utile, che Gigliotti, MDXCIII, con Privilegio et con Licenza de' Superiori.

Ripa, Cesare (1560?-1625)
Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa
Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi...
5 vols. Perugia: Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-67.
Libro con belle xilografie in seppia pubblicate in Internet

Prima edizione elettronica in database
3 dicembre 2007 - elaborazione di ASiM
wwww.asim.it - www.archivi.info

ICONOLOGIA

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Voce FELICITÀ ETERNA
Descrizione GIOVANE, ignuda, con le treccie d'oro, coronata di Lauro, sia bella, e riplendente, sederà sopra il Cielo stellato, tenendo una palma nella sinistra mano, e nella destra una fiamma di fuoco, alzando gl'occhi in alto, con segni di allegrezza. Giovane, si dipinge, percioché la felicità eterna non ha seco, se non allegrezza perpetua, sanità vera, bene incorrotto, e tutte le gratie particolari, che seguono la gioventù, e delle quali l'altre età sono difettose. Si fà ignuda, perché non ha bisogno di valersi delle cose caduche della Terra, o per sovvenire alla vita, o per ornarsi, ma tutto il ben suo, e l'altrui nasce immediatamente da lei medesima. I Capelli d'oro sono i pensieri soavi di sempiterna pace, e sicura concordia. In questo significato è pigliato l'Oro ancora da' Poeti, che è la prima età incorrotta de gli uomini, quando si viveva senza contaminare le leggi della antura; essi la dimandarono l'età dell'Oro, come si è detto in altro proposito altrove. Ponsi a sedere sopra il Cielo stellato, per dimostrare, che la vera felicità, che solo in Cielo si gode, non è soggetta a rapido corso delle stelle, e allo scambievole movimento de' tempi. La Corona del Lauro con la palma mostra, che non si può andare alla felicità del Cielo, se non per molte tribolationi, essendo vero il detto di S. Paolo, che dice: Non coronabitur nisi qui legitimem certaverit. La fiamma ardente dimostra l'amor di Dio, e il mirar alto la contemplatione di lui, perché in ambedue queste parti consiste la beatitudine, e la compita felicità.

FELICITÀ nella Medaglia di Giulia Mammea con queste lettere.
FELICITAS PUBLICA.
DONNA, che siede in un bel seggio regale, nella destra mano tiene il Caduceo, e nella sinistra un Cornucopia pieno di frutti, e è inghirlandata di fiori. La Felicità è un riposo dell'animo in un bene sommamente conosciuto, e desiderato, e desiderabile; però si dipinge a sedere, co'l Caduceo in segno di pace, e di sapienza. Il Cornucopia accenna il frutto conseguito delle fatiche, senza le quali è impossibile arrivare alla felicità, che per mezzo d'esse si conosce, e si desidera. I Fiori sono indizio di allegrezza, dalla quale il felice stato non si divide giamai. Significa ancora il Caduceo la virtù, e il Cornucopia la ricchezza, però felici sono trà di noi coloro, che hanno tanti beni della fortuna, che possono provedere alle necessità del corpo, e tanto virtuosi, che possono allegerir quelle dell'animo.

FELICITÀ BREVE
DONNA, vestita di bianco, e giallo, che tenga in capo una corona d'oro, sia cinta di varie gemme; nella mano destra avrà uno Scettro, tenendo il braccio alto, al quale s'avviticchi con le sue frondi una Zucca, che sorga dal terreno vicino a' piedi d'essa, con la sinistra tenga un Cornucopia pieno di monete, e di gemme. Il vestimento bianco, e giallo è indizio di contentezza. La Corona, e lo Scettro di signoria, e il Cornucopia, di gran ricchezze, nelle quali cose la breve, e vana felicità consiste assimigliandosi alla Zucca, la quale in brevissimo spatio di tempo altissima diventata, in pochissimo tempo poi perde ogni suo vigore, e cade a terra. Il, che è conforme a quel, che ne disse l'Alciato:
Crebbe la Zucca a tanta altezza ch'ella
A un altissimo Pin passò la cima,
E mentre abbraccia in questa parte e in quella
I rami suoi superba oltre ogni stima
Il Pin sen rise e a lei così favella:
Breve è la gloria tua perché non prima
Verrà il verno di neve, e giaccio cinto.
Che sia ogni tuo vigor del tutto estinto.