Il culto di san Michele
Arcangelo, patrono della parrocchiale di Belgioioso
San
Michele, capo supremo dell'esercito celeste, riveste un'importanza
particolare nella sensibilità religiosa medievale.
Custode un tempo della Sinagoga e protettore degli ebrei perché
sterminò in una notte 185.000 soldati assiri, è diventato
il custode della chiesa cattolica universale.
Nel Nuovo Testamento, san Michele è menzionato nel libro
dell'Apocalisse, dove lotta contro un drago, simbolo del demonio, e lo
sconfigge. Nell'immaginario dell'uomo medievale, che vive nell'attesa e
nel timore dell'aldilà, san Michele è colui che guida i
defunti e pesa le anime nel giorno del giudizio.
Storicamente, il culto di san Michele, assai diffuso in Oriente sin dal
IV secolo, fece la propria comparsa in Occidente solo alla fine del V
secolo, con l'edificazione di un primo santuario sul Gargano, in
Italia, nel 492. La festività cattolica dell'8 maggio celebra
proprio l'apparizione prodigiosa di s. Michele sul monte Gargano.
Verso il Mille, chiese e cappelle dedicate al santo si moltiplicarono
in tutta Europa, spesso in cima a colline o promontori, come sentinelle
celesti a guardia del fedeli.
Dopo la guerra dei Cent'anni, la devozione per l'arcangelo assunse una
dimensione particolare per via della resistenza opposta agli inglesi da
Mont-Saint-Michel in Francia.
Infine, tale culto trovò nuovo slancio con la Controriforma:
agli occhi della Chiesa, solo l'angelo guerriero avrebbe potuto
garantire la lotta contro l'eresia protestante.
Nell'iconografia cristiana, san Michele viene raffigurato con una spada
e una bilancia. Le tradizioni e i culti popolari hanno fatto
dell'arcangelo il patrono dei cavalieri e di tutte le categorie
professionali legate alle armi e alle bilance.
La figura dell'Arcangelo è tratteggiata in modo scultoreo in tre
atteggiamenti:
1- Combattente con la spada sguainata contro il dragone simbolo del
male e di Lucifero: “Si fece silenzio nel Cielo mentre
l'Arcangelo Michele combatteva col dragone: si udì la voce di
migliaia e migliaia che dicevano: salute al nostro Dio,
alleluia!”
2- Intercessore presso Dio con il turibolo dei profumi: “L'Angelo
stava presso l'altare del tempio, tenendo un turibolo d'oro nella mano,
vi mise l'inceso e il profumo degli aromi salì al trono del
Signore. L'Arcangelo Michele viene in aiuto al popolo di Dio, egli
è il messaggero di Dio per le anime dei giusti”.
3- Guida delle anime nell'aldilà per scortarle alla reggia di
Dio e condurle alla luce santa.
Antiche consuetudini assegnano al giorno di S. Michele, il 29
settembre, il momento di effettuare i traslochi che per il mondo povero
e umile delle campagne lombarde era spesso una dolorosa ferita, tanto
che si parlava dei "traslochi di S. Michele", come altrove si parlava
di quelli di S. Martino.
Feste:
8 maggio, apparizione di s. Michele Arcangelo
29 settembre, celebrazione di s. Michele Arcangelo
paramento della chiesa
di Belgioioso
raffigurante san Michele Arcangelo
La Basilica di San Michele
in Africisco a Ravenna
patrimonio dell’umanità (545-546 d.C.)
La basilica di s. Michele in Africisco va considerata
Patrimonio dell’Umanità per il suo altissimo significato
storico, religioso, politico, culturale.
Essa è la prima delle tre basiliche giustinianee di Ravenna e,
pertanto, precede di pochi anni s. Vitale e s. Apollinare in Classe.
Si inserisce, dunque, come monumento della civiltà imperiale
romana, sotto Giustiniano (527-565), nelle espressioni di cultura e di
potenza dell’imperatore stesso, per il suo programma
politico-religioso di unificazione dello Stato, di affermazione
dell’unità di Oriente ed Occidente nella contingenza
storica della, altrimenti, progressiva tessitura europea dei Regni
barbarici che finiranno per essere Romano-barbarici, ma questo in
processo di tempo.
Schematizzando, questo processo è governato dalla sinergia di
tre grandi realtà: l’Impero romano, i popoli barbarici, e
la Chiesa cristiana.
La basilica di s. Michele in Africisco, primo grande edificio
giustinianeo consacrato da Massimiano nel 547, ma già aperto al
culto dal 545-546, esprime il programma di “reconquista”
dela Chiesa cristiana, perchè oltre alla dedicazione a s.
Michele, arcangelo protettore di “Stato e Chiesa”, di
Imperium et Sacerdotium (realtà unitamente dominanti in S.
Vitale di Ravenna con Giustiniano affiancato da Massimiano), mostra,
nel mosaico dell’abside, il "Christus imperator" della Cappella
arcivescovile, con la dottrina antiariana proclamata dal codice nelle
due carte patenti: “Chi vede me, vede il Padre”; e:
“Io e il Padre siamo una cosa sola”, la più
dogmatica affermazione della divinità di Cristo.
Anche Teodorico aveva messo il suo codice aperto nelle mani di Cristo,
ma nei due fogli patenti, aveva fatto scrivere questa espressione
“neutra”: “Io sono il Re della gloria”.
Mentre, nella Cappella, il "Christus miles imperator" calpestando le
belve dell’eresia ariana proclamava, nelle pagine aperte del
codice: “Sono la via, la verità, la vita”.
Il secondo ciclo musivo, quello che stava nella parete-fronte, sopra
l’arco dell’abside, mostra il "Christus iudex" il Cristo
divino giudice supremo dell’Umanità affiancato da due
Arcangeli, con sette angeli buccinanti, dove la citazione cattolica
dell’Apocalisse, nella interpretazione dei Vescovi Cattolici, la
dice lunga contro gli ariani.
Il ciclo si trova dal 1845 negli ex "Musei Reali" di Berlino
dopo un tortuoso trasferimento.
Infatti i cicli musivi di
S. Michele si
ammirano, pur con notevoli restauri, a Berlino, nel Bode Museum, dove
si può leggere la colta guida dell’eminente studioso e
direttore del museo, Arne Effenberger.
Autore: ASiM - Archivi e Sistemi Multimediali
E-mail: fonti@belgioioso.info
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